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Un ponte per i NEET – Le storie raccontano

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Michela Cona

Michela Cona

Coordinatrice del progetto Bell'Impresa
Psicologa, responsabile Area Servizi alle Famiglie

Con A PLACE TO BE! Un ponte per i NEET, un progetto di sviluppo di imprenditività per giovani attraverso la gestione di un Bike Hostel, stiamo operando assieme a ragazzi e giovani che hanno l’occasione di sperimentarsi in un vero lavoro, con l’obiettivo di far acquisire loro sicurezza, competenze e un nuovo slancio. Attraverso percorsi di orientamento individualizzati e con un accompagnamento educativo nel loro percorso, i giovani sono sostenuti per uscire dallo stato di isolamento e inattività e per acquisire nuove competenze e soft skills. 

Durante questi mesi abbiamo raccolto le storie di alcuni dei protagonisti del progetto, operatori e beneficiari, per comprendere meglio i bisogni dei giovani inseriti e le sfide che si trova davanti chi ogni giorno lavora insieme a loro per delineare il loro futuro. Le potete leggere qui di seguito, i nomi dei beneficiari sono di fantasia.

Questo progetto è sostenuto da Intesa Sanpaolo attraverso il Programma Formula in collaborazione con Fondazione CESVI

Se vuoi scoprire il Programma Formula, visita forfunding.it

Sara - Beneficiaria

“Ho sempre avuto poca stima di me stessa e mi rendo anche conto di farmi male da sola. Lo scorso anno, dopo il lungo periodo del Covid, è cominciato un periodo di down e anche andare ogni giorno a scuola mi era impossibile. Avevo appena iniziato il terzo anno al Liceo Artistico con un nuovo indirizzo di “Arti Figurative” e quindi cambiato classe e anche tutti i compagni. Forse questo ha reso ancora più difficili le cose, non mi ritrovavo più. Sebbene i proff cercassero di aiutarmi, già a dicembre avevo accumulato 45 giorni di assenza…  sarebbe stato difficile, se non impossibile, rimettermi in pari con verifiche e programma. Io che ero sempre stata bravina a scuola, mi sentivo persa, in un vicolo cieco”.

A raccontare la sua storia è Sara (nome di fantasia), 17 anni della provincia di Verona: “Sentivo che non stavo per niente bene – confessa – così ho lasciato la scuola. Ma la situazione non è migliorata, il mio stato d’animo era nero, restavo chiusa in camera mia, e a casa ero spesso sola. Da sei mesi avevo anche perso il cagnolino a cui tenevo molto e, con lui, avevo perso ogni energia. Non avevo più interesse per niente e nessuno…”.

Sara ha una sorellina, il padre è impiegato in un’impresa di export del vino (ma “è anche una sorta di inventore”) e la madre lavora i campi. “Mamma – rivela Sara – ha capito subito il mio malessere, perché da giovane ha sofferto di depressione, così mi ha spinto a chiedere aiuto Ho iniziato una terapia settimanale con degli specialisti e mi hanno dato anche dei medicinali…. Ma tutto questo non è stato risolutivo.

Poi, qualche mese fa, attraverso un’assistente sociale della Asl abbiamo saputo di questo progetto e conosciuto la cooperativa Hermete. Un’educatrice, Marcella, è venuta a casa nostra a parlarci di un campus di attività per riempire il mio tempo vuoto e non rimanere tutto il giorno sola in casa. Si tratta di attività pratiche, pensate proprio per i ragazzi minorenni che, come me, hanno lasciato la scuola. Tra queste, c’era la possibilità di lavorare l’orto e di occuparmi della manutenzione del giardino e della piscina del Bike Hostel Gabanel a Bussolengo (Vr). Ora che inizia il bel tempo e le giornate si allungano posso stare all’aria aperta, stare con altri coetanei ed entrare in contatto con le tante persone che vanno e vengono da Gabanel: turisti, ciclisti, educatori, tirocinanti…

Tagliare i rami vecchi mi piace molto: togliere le cose morte, aiutare a fare ricrescere un ramo, mi dà soddisfazione, hai l’idea che cambi davvero qualcosa, e che anche io posso cambiare”.

Per Sara è soltanto il primo mese di esperienza nel progetto Formula ma la sua giornata è già cambiata molto: “Ora mi alzo la mattina – dice – e ho sempre qualcosa da fare, di facile e diverso. Nessuno ti giudica né ti pressa. A seguire il nostro gruppetto è l’educatore Marcello ma è quasi un compagno, con lui mi sento bene, sono tranquilla. Sono sempre stata timida ma sto cominciando a socializzare. La vicinanza delle persone, anche diverse da me, mi sta servendo molto, mi fa sentire utile”.

E sul viso di Sara si allarga un primo sorriso.

Anna - Operatrice

“Questo progetto ti dà modo di sperimentare concretamente tutto ciò per cui mi sono formata. Finalmente senti di dare un contributo reale al lavoro degli altri perché qui a Gabanel tocchi con mano l’efficacia di quel che si sa e si sta facendo”.

Anna Falezza, 32 anni, è un’educatrice in gamba e collabora con Hermete da 4 anni. Il lavoro nel progetto Formula le piace particolarmente per la varietà degli ambiti di attività e per l’alta e diversificata professionalità delle figure coinvolte: “Solitamente il rischio dell’educatore è quello di rimanere stretti nel rapporto a due con il ragazzo, e magari si è protettivi e non solo tutor. Mentre la giornata di attività qui a Gabanel è così straordinariamente ricca di spunti e persone che devi muoverti cioè un po’ in tutte le direzioni: ci sono che gli ospiti da accogliere, le associazioni con cui interagire, i collaboratori i responsabili dei diversi progetti con cui interagire…. Tante figure diverse che approcciano con naturalezza i ragazzi in situazione di fragilità. Così per questi, i tirocini e i campus del progetto Formula diventano un’esperienza di vita reale, un ingaggio lavorativo vero e proprio che richiedono insomma attenzione e impegno reale!”.

“All’inizio – confessa Anna – vedo arrivare i beneficiari pieni di paura, e preoccupati di doversi relazionare con altri. Sta a me affiancarli con prudenza, raccogliere le preoccupazioni stabilendo cioè un rapporto personale che garantisca loro un riferimento, ma anche aiutandoli a sganciarsi, e a prendere autonomia rispetto alla presa in carico.

Qui nell’attività del Bike Hostel la scommessa educativa è fare sì che venga rispettata l’aspettativa del ragazzo ma anche che venga assolta bene la richiesta lavorativa, perché anche il cliente del Bike Hostel ha il diritto di avere il giusto servizio. Il mio ruolo all’interno del progetto è riuscire in questa mediazione di interessi, facendo poi tre passi indietro fino a dissolvermi, affinché, tra il tirocinante e Gabanel, tra la gestione della struttura e il lavoratore, il rapporto diventi diretto e funzionale”.

Tre volte alla settimana Anna affianca i collaboratori che ruotano attorno al Bike Hostel: insegna a come rifare una stanza, a come riordinare la cucina dopo le colazioni, ma anche a come si accoglie un turista e a come si risponde al telefono. La soddisfazione più grande, per Anna, è vedere crescere il senso di corresponsabilità nei ragazzi, per cui anche i tirocini si possano infine trasformare in una reale opportunità di crescita e di lavoro.

L’incontro che l’ha impegnata di più? “Quello con una ragazza appena diciottenne, arrivata per partecipare a un campus di lavoro ma con una grave depressione. Tutto è stato molto difficile e la nostra frustrazione di educatori è sempre quella di trovarci a fare i conti con la chiusura del rapporto… ma se anche non c’è un lieto fine è stato prezioso per me vivere questa esperienza ed essere cresciuta professionalmente con la storia di questa ragazza”.

E un incontro che ti ha colpito positivamente?

“Qualche mese fa – racconta Anna – tra i partecipanti al campus avevamo un ragazzo, Omar, che nel periodo in cui è stato qui ha sviluppato un tale senso di appartenenza da assumere alla fine del tirocinio quasi un ruolo di promotore della struttura. Invece che semplice beneficiario, alla fine, si sentiva quasi parte dell’equipe e prendeva con entusiasmo iniziative personali nella gestione del Bike Hostel…”.

Andrei - Beneficiario

“Quattro anni fa ho raggiunto mia mamma in Italia e oggi abito con lei e il suo nuovo compagno. In Romania non vivevo bene: mio padre mi ha lasciato quando ero piccolo. Ho vissuto per qualche anno con mia nonna, Aurica, la donna più importante della mia vita, oltre a mia madre. In Romania ho lavorato in un call center e poi in un ufficio vendite. Guadagnavo solo 400 euro al mese e ne spendevo la metà solo di affitto. Non stavo bene, non ero felice. Così ho raggiunto mia mamma in Italia. Il paese dove viviamo   è molto bello e ho anche fatto qualche giro nei dintorni, così ho visto i laghi trentini che mi sono piaciuti molto, poi ho lavorato come saldatore meccanico nell’azienda dove lavora il compagno di mia madre. Lui è un tipo a posto, calmo e disponibile. Ma poi ho fatto un’esperienza depressiva: era davvero troppo triste lavorare sempre tra la polvere con la mascherina sulla faccia, contornato solo da adulti e anziani. Conoscevo poco la lingua e così, quando ho provato, non trovavo un lavoro. Da solo facevo fatica anche a fare amicizia e alla fine ho sentito salirmi un grande stato d’ansia…. Allora ho detto a mia madre ‘Non ce la faccio più’…, così mi hanno curato con dei medicinali perché ero davvero troppo giù…”.

Da qualche settimana Andrei è inserito nel tirocinio di giardinaggio al Bike Hostel. “Ora che c’è la bella stagione mi piace stare qui… – dice – e se mi vorranno ancora, quest’estate vorrei tornare a fare il bagno in piscina…”.

Nel frattempo Andrei ripulisce il prato e insieme agli altri tirocinanti prepara il giardino per l’estate: “Oggi ho potato un albero e pulito i cespugli dai rami secchi. Ci ho messo quasi due ore ma l’ho fatto volentieri. Mi ha dato soddisfazione vedere un lavoro fatto bene”.

“Mi piace stare all’aria aperta – confessa -. Ho una buona connessione con la Natura. Anche in camera mia ho piante e fiori e una volta alla settimana vado a camminare. Il movimento fa bene alla salute fisica e mentale. Qui mi sento aiutato, grazie a questo progetto esco di casa, ho un compito da realizzare e posso conoscere altri ragazzi”.

Il tirocinio del progetto “Formula” aiuterà Andrei a prepararsi per il mondo del lavoro. In maggio lo attende infatti un contratto per una catena del Discount e dopo un pesante periodo di disagio psichiatrico ha necessità di riprendere una routine quotidiana e provarsi in un’attività concreta.

“La mia passione però è il mare… – dice Andrei – e prima o poi ci andrò. Per adesso però, basta spostamenti, voglio stare fermo, soltanto sentirmi bene con la mia famiglia, per il momento la tranquillità è la cosa più importante per me”.

Un sogno nel cassetto? “Ne ho tanti di sogni ma non li racconto. Prima voglio realizzarli, poi ve li dico!”

Qualcosa che mi rende felice? “Potere portare qualcosa di buono e bello a mia nonna in Romania. A lei basta poco, le porto una cioccolata, e lei è subito felice”.

Sofia - Operatrice

Sofia, 22 anni, è la dimostrazione lampante di come un incontro felice possa dare un senso alla propria vita e un lavoro di soddisfazione a coronamento del percorso didattico.

Lo scorso anno Sofia era infatti all’ultimo anno del corso di turismo e marketing territoriale all’ITS di Bologna. Le mancava un tirocinio di 400 ore e si è candidata con la cooperativa Hermete per fare un’esperienza a Gabanel Bike Hostel: in fondo era poco distante da casa, in un ambiente socialmente corretto e una zona paesaggisticamente bella. “Ho finito il tirocinio a giugno, fatto l’esame finale a luglio, Hermete mi ha proposto di rimanere per l’estate… e a settembre sono stata assunta!”. Bingo!

“Prima ero molto timida e insicura – confessa Sofia –poi, al fianco di un’altra collaboratrice, ho imparato ad approcciare gli ospiti e a relazionarmi con persone molto diverse tra loro. Provengo da una piccola realtà rurale di appena 600 abitanti, mio papà fa l’imbianchino e mia mamma è un’ex infermiera, io sono la seconda di tre figli: grazie a questa esperienza, oggi vivo in una bella struttura, mi sento molto più adattabile e non ho più paura di esprimere la mia opinione. Mi piace l’accoglienza, dare il mio tempo, prendermi cura dell’ospite.  Per il futuro conto di diventare più propositiva e magari più brava nella parte di gestione amministrativa!”.

Invece di andare su e giù da casa Sofia ha scelto di vivere al Bike Hostel di Bussolengo. Al mattino si sveglia presto, alle 6, e fino alle 8 ricama e legge. Poi entra in servizio e affianca i tirocinanti per assegnare le mansioni della giornata: preparare le colazioni per gli ospiti, rispondere alle mail, controllare vengano fatte bene le pulizie e preparate le camere, quindi, insieme agli educatori del campus, gestisce i social di Gabanel, lavora alla newsletter mensile o stimola la preparazione di itinerari da mappare e suggerire ai cicloturisti in arrivo con la buona stagione.

“Con gli educatori mi trovo bene e mi interessa vederli all’opera con i ragazzi. Rispetto a me loro sono più metodici e diretti con i tirocinanti, io invece ho più una formazione da animatrice di Grest e tenderei ad essere più “morbida” e protettiva. Ma sto imparando”.

Sofia è orgogliosa di avere fatto in pochi mesi la doppia esperienza, quella della beneficiaria di un tirocinio e poi quella da protagonista quale responsabile dello staff di gestione del Bike Hostel.

Un’attività che ti ha permesso di sentirti utile? “La risistemazione del Bici Grill. Ripulire tutto il furgone per renderlo un nuovo bar per i cicloturisti mi ha dato una grande soddisfazione”.

Una storia esemplare che ti ha colpito? “La scorsa estate tra i tirocinanti c’era un ragazzo che in quei giorni lavorava alla pulizia della piscina, quando è arrivato un turista straniero, sebbene io non fossi là, non s’è perso d’animo. Anzi, s’è fatto avanti con qualche parola di inglese, ha accolto l’ospite offrendogli da bere finché non sono arrivata io”.

Un episodio che ti ha coinvolto personalmente? “Tra le tirocinanti è da poco arrivata una ragazzina minorenne. È molto riservata e sta sempre molto in disparte. Stamattina invece mi ha vista impegnata in un’attività e dopo avermi sorriso con complicità ha seguito con interesse ciò che facevo. Capire che questa ragazza non si sente più ai margini della realtà, ma anzi che comincia a sentire interesse per gli altri e protagonista del progetto Formula, mi ha reso felice”.

Lorenzo - Beneficiario

Il suo mondo è tutto chiuso in un videogioco. Lorenzo non ha ancora 18 anni e da quando ha lasciato la scuola trascorre l’intera giornata giocando con lo smartphone in casa da solo. Si alza tardi e comincia a giocare, anche per quattro ore di fila. Interrompe giusto il tempo di cuocersi un piatto di pasta o fare merenda, poi torna in camera a digitare storie di fantascienza…

Lorenzo è entrato nel progetto Formula perché sta attraversando un momento particolarmente difficile. Da due anni suo padre ha lasciato la mamma, bidella di scuola, per andare a convivere con un’altra donna. “Papà si è messo con una che lo comanda – dice – e che non vuole che lui ci frequenti. Prima ogni tanto mio padre mi scriveva, ma ora non mi cerca più. E se volessi vederlo c’è anche lei e non mi piace. Io prima con mio padre stavo bene, a volte andavo con lui a lavorare nei campi, anche se poi ho capito che maltrattava la mamma. Ma da fuori non si vedeva”.

Le cose in casa tra moglie e marito non erano rose e fiori, tirava decisamente una brutta aria e, seppure rimasta sola, racconta Lorenzo, “oggi la mamma sta molto meglio”. Ma non altrettanto Lorenzo. Così al disagio famigliare nel 2022 si è aggiunta la bocciatura al secondo anno dell’Istituto professionale di meccanica, e poi si è palesata la fatica di inserirsi in una nuova classe di compagni, tutti nuovi, tutti da conquistare. Per Lorenzo è stato troppo: “Dopo il periodo del Covid e le lezioni a distanza con Meet – confessa -, non ero più abituato a stare in classe, mi annoiavo. E poi, anche se avevo studiato, una volta a scuola mi veniva l’ansia e mi paralizzavo. Così ho iniziato a saltare le lezioni e alla fine mia madre ha capito e mi ha fatto ritirare. Ora devo decidere se ricominciare il prossimo anno”.

“Intanto insieme all’assistente sociale  abbiamo cercato qualche cosa d’altro da fare. Avevo già provato un tirocinio in dicembre ma faceva freddo, non mi piaceva uscire di casa. Avevo pensato anche a un lavoro ma alla mia età non è facile e non ti pagano il giusto. I soldi mi servono per comprare videogiochi, quelli della serie “Sparatutto” – openworld, la mia vera passione. Un giorno potrei riprendere scuola o magari fare un corso di informatica per lavorare nel mondo dei videogiochi!”.

Da poco più di un mese è tra i beneficiari del progetto Formula, frequenta il Bike Hostel Gabanel e si prende cura del giardino: “Anche per fare contenta mia madre ho scelto di fare qualcosa per cambiare. Oggi sto meglio, esco da casa, che è qui vicino, e vengo a Gabanel, poi di sabato esco con i miei amici che come me amano i videogiochi o “Anime” (cartoon giapponesi tipo Manga, ndr.). Il mio personaggio preferito è Tanjiero, un guerriero giapponese che dà la caccia ai demoni. Mi piace perché non è cattivo – e nemmeno io lo sono mai stato – ed è gentile anche con i nemici. Quando li combatte poi li aiuta, dopo il combattimento si prende cura di loro. Perché da soli non si perdano”.

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