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Cosa significa comunità educante?

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Elly Zampieri

Progettista, Responsabile Area Cultura Hermete

Luciano Pasqualotto

Inserire Bio

La sfida di cambiare il mondo

COSA INTENDIAMO PER COMUNITA’ EDUCANTE? QUALE SCOPO HA?

La Comunità Educante si inserisce in un modello di vivere sociale, cioè in un modo in cui le persone stanno insieme: per questo si tratta di un’azione politica, cioè propone una visione della polis, del vivere civile e comunitario, all’interno del quale è possibile definire senso e significati della “comunità educante”. Quindi si tratta di rilanciare il senso (da riscoprire? forse troppo lontano nella memoria storica) della convivenza delle persone.

La Comunità Educante è una risposta ad un territorio che vive nell’individualismo e nella frammentazione, dove sono allentate le maglie del tessuto sociale e che per questo motivo non sono in grado offrire un sostegno diffuso (ma solo specialistico ed emergenziale) a minori ed altre persone fragili. La comunità territoriale che si fa educante è una risposta riparativa e promozionale di un territorio povero di reciprocità e di quei valori che motivano il vivere insieme oltre l’utilitarismo. L’obiettivo è di far crescere il capitale sociale fino al punto in cui sia considerato normale l’aiuto reciproco (attivazione di legami di solidarietà e fiducia).

La Comunità Educante è in grado di PRENDERSI CURA DI TUTTI. In questa prospettiva è preferibile parlare di SALUTE SOCIALE, anziché di capitale sociale, secondo un concetto di cura (aver cura) che agisce in contrasto alla solitudine, alla marginalità, alle diseguaglianze, all’assenza di pari opportunità.
E’ stimolante l’analogia semantica con la salute intesa in chiave sanitaria. Si tratta di promuovere processi di condivisione dei bisogni e di corresponsabilità delle risposte, che evocano la responsabilità sociale di tutti (genitori, scuola, aziende, singoli, etc).

Dobbiamo lavorare per la “decostruzione” e “ricostruzione” del senso delle istituzioni affinché non si demandi sempre la RESPONSABILITà’ delle risposte ai bisogni alle istituzioni . D’altra parte anche le istituzioni devono lasciare spazio all’autogestione e al protagonismo degli altri attori del territorio, ad esempio nella gestione dei beni comuni (perché non praticare di più lo strumento dei “Patti di sussidiarietà”?)

I figli sono figli del mondo: costruire un’educazione che sia in contrasto al modello dell’INDIVIDUALISMO, educare all’INTERDIPENDENZA.

La giustificazione e la motivazione al coinvolgimento sono di carattere etico-politico. La motivazione etica supera la situazione di benessere in cui può vivere la maggior parte delle persone.

Un modello di lavoro sulla COMUNITÀ EDUCANTE CHE SI PRENDE CURA dovrebbe partire da persone “empowerizzate” e stimolare la partecipazione vera passando dalla sussidiarietà (fruttuosa interazione fra istituzioni e cittadini).

Il risultato dovrebbe essere la SALUTE SOCIALE.

MA COME FARE?
Creando occasioni per conoscere l’altro e vedere i suoi bisogni. La chiave della attivazione dell’empatia sono i processi in cui le persone sono chiamate a prendersi cura (di qualcuno, di qualcosa: ambiente, beni comuni). Nel momento in cui ci si trova davanti ai bisogni dell’altro non si possono ignorare. La misura di quanto fatto sarà nelle risposte di impegno per la cura dell’altro. Ognuno DI NOI è responsabile della SALUTE DELLA COMUNITÀ.

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